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mercoledì 6 giugno 2018

Il GDPR dei ricordi (General Data Protection Regulation)

Mi hai condannato all’oblio.
Un diritto di cui non mi volevo in alcun modo avvalere. 
Cancellato da qualsiasi piattaforma come se anche il passato potesse essere dimenticato con un click. Ma non è così che funziona. 
Ad ogni angolo di strada, ad ogni sorriso, ogni volta che viene scoperto chi è il parente misterioso, riaffiora un pensiero. E sorrido, ma poi mi struggo e sorrido ancora.
Ora vago nella mia cella di solitudine senza aver avuto un giusto processo. Pena irrogata: la cancellazione dalla tua memoria. Ed io, galeotto del mio stesso amore, altro non posso fare che scrivere su un blog che non legge più nessuno. Che è stato grande, per me, un tempo. Che ti ha concesso di conoscere chi sono realmente. Spurio dalla patina che di cui mi ricopro per sembrare ciò che non sono. Che non cela. Che ora non ha più senso se non quello di fare da tramite tra me e ciò che rimane. Se ancora qualcosa è rimasto tra quelle mura invalicabili che nascondono una roccaforte di orgoglio. 
Non so cosa accadrà domani, so solo che questa sera semplicemente mi mancava tutto. E quando un uomo non ha più nulla da perdere altro non può fare che vivere di ricordi. E allora ti saluto, e ti accarezzo come se non fosse mai accaduto nulla. Ti sento parlare ed imprecare mentre fai cadere a terra l’olio. 
Non vi è alcuna privacy nei ricordi. 
Perché sono solo nostri. 
Nessuno li può controllare, modificare o cancellare. Perché è l’ultima cosa che ci rimane, e siamo gli unici a poterne avere accesso. 
Per sempre.




Nota: il Regolamento generale sulla protezione dei dati (RGPD), in vigore da Maggio 2018, regola il diritto all'oblio, agli articoli 17, 21 e 22

giovedì 30 marzo 2017

Professione Bomber

Nella mia vita come nella partitella del giovedì sera ho sempre fallito. 
Mi infilo gli scarpini e il mio completo arancione fluo che mia madre sostiene essere stato rubato direttamente da un netturbino. 
Guardo Scroto, il compagno di squadra che non si sa per quale ragione ad ogni partita subisce una pallonata nei testicoli lasciando la sua squadra sistematicamente in 9. Mi guarda sorridente ignaro del proprio destino.
"ehi Luca questa sera quante ne prendiamo"
"spero non troppe Scroto, l'ultima abbiamo giocato bene però" sostengo fermamente.
"L'ultima volta abbiamo giocato contro un gruppo di 60enni". 
Me ne vado via sdegnato. Quei dannati vecchietti erano assatanati, cosa ne deve capire lui. Finirà monopalla anche stasera, penso soddisfatto. 
Finalmente la partita inizia. 
La mia prima partita dopo mesi di stop. Mesi in cui ho raccolto ben poco se non offese, umiliazioni e rabbia. Tanta rabbia. Quella non manca. 
Mentre filosofeggio incurante della partita, Vecchio, l'anziano della squadra mi insulta in bergamasco con parole mai udite. Perdo l'uomo che dirigendosi verso la porta segna con estrema facilità. 
"Orco digh***, terù del fi***, po ti mader l'è ***". Faccio finta di non sentire. Sono certamente le sue ultime partite, penso. Nonostante Vecchio sia il più prestante di tutti noi, forse alla soglia dei 70 inizierà a mollare. 
E così iniziano ad infilarci 3, 4, 5 goals. 
Filantropo, il fantasista della squadra regala anche un paio di autogol. 
Sofferenza, umiliazione e rabbia. Tanta rabbia. 
Perfetto, penso, mentre Mendace, il più falloso degli avversari mi colpisce con una gomitata sul pomo d'Adamo sostenendo di non aver fatto nulla. Cado a terra. Vedo ad altezza dell'erba Scroto disteso e con gli occhi iniettati di sangue a causa di una pallonata sui coglioni. Te l'avevo detto, penso. Mi alza il medio leggendomi nel pensiero. vecchio si mette le mani nelle calvizie e Kelly, il nostro portiere raffinato chiude la bocca a culo di gallina scuotendo la testa. 
È tutto in regola. 
È questa la mia vita. 
Sofferenza e rabbia. Tanta rabbia. 
Ma è in quel momento che vedo entrare un bambino sulla soglia del campo. Il pallone è enorme rispetto a lui e lo tiene stretto a sè. Gli occhi pieni di emozione. Mi ricorda qualcuno, il suo animo è privo di angosce. Solo passione. 
Sento una forza incredibile. Che esempio stiamo dando a quel bambino? Da terra grugnisco un "dai cassho ragafsci, diamosci dentro". Scroto si rialza, saltella. Sembra aver perso il dolore. 
Vecchio batte le mani per incitarci. Kelly si sistema in porta con le gambe ben piantate a terra...e io....mi preparo in attacco. 
Sarò il miglior netturbino CAZZO! 
I ragazzi sembrano rivitalizzati, ad ogni tiro in porta il bambino apre la bocca nemmeno fossimo in serie A. Tifa per noi! La responsabilità è ormai troppa!
RAGAZZI LE NOSTRE VITE FANNO SCHIFO, MA LUI POSSIAMO ANCORA SALVARLO! SARÀ un vincente! Siamo ancora sotto di 1. 
La palla va in corner. 
VECCHIO appoggia il pallone sulla lunetta. Rincorsa. 
Scroto si lancia in mezzo all'area ma io rimango fermo a metà campo. 
Non è la paura a governarmi ma solo l'irrequietezza, un'accresciuta percezione delle cose. Guardo il bambino, Vecchio ha già capito tutto. 
Scatto. 
Vecchio finta un cross alto ma in realtà effettua un passaggio rasoterra teso e silente verso di me. 
Carico il tiro. Di sinistro. 
Mano sinistra bassa a bilanciare il corpo, braccio destro in alto per caricare la potenza. 
Impatto il pallone con una violenza impensabile. Sento lo schiocco del pallone e poi il silenzio. La sfera supera la difesa avversaria formando una linea immaginaria. 
Il pallone violentemente si insacca colpendo la rete e la protezione di metallo che a causa dell'impatto cade a terra. 
Mi giro, vedo il bambino andarsene via soddisfatto. 
Sorrido.
In tutti questi mesi non ho mai sorriso, credendo di essere una persona inutile. Un buono a nulla. " non sai fare un cazzo", "ritirati", "fai altro", "non soddisfa le nostre aspettative". 
Eppure qualcosa questa sera l'ho fatto. 
E NESSUNO DI VOI POTRÀ PORTARMELO MAI VIA. 
Una volta nella vita abbiamo tutti bisogno di segnare con il sinistro.

Ogni riferimento ad orchiti, persone o cose è puramente casuale e frutto della mia innata fantasia (oltre che calcistica) da blogger. 
Riferimento giurisprudenziale: Cassazione 33557/06 è reato il fallo grave in una partita amichevole di calcetto

domenica 30 ottobre 2016

La notte delle streghe

Ho sempre vissuto con le donne, ho dovuto condividere le loro emozioni e le loro idiosincrasie. Forzatamente o meno. 
Spesso ragiono come loro, o meglio penso di ragionare come loro. 

Ma quelle di cui voglio parlare questa notte sono le vere streghe, che fluttuano nei nostri incubi o meglio nelle nostre vite. 

Sono quelle che ti chiamano GIOIA ma umiliano il tuo lavoro, ciò che sei. Perché non è vero che loro sono più sensibili. E’ solo un ulteriore modo di nascondere la loro forza spietata, da utilizzare quando meno te lo aspetti per annichilirti. 

Sono quelle che nonostante pensino di starti vicino non fanno che aumentare la tua insicurezza…”Beh sei tu l’uomo, dovresti essere sicuro, spietato come un crotalo sanguinario”. 

Sono quelle che vogliono sempre di più. Il miglior offerente. Fino all’arrivo del prossimo, più figo, più ricco, più macho, più abbronzato, più giovane, più intellettuale, più intelligente, più dotato, più sensibile-perchè-non-mi-capisci-tu-mi-fai-sentire-inferiore.

Sono quelle che non hanno mai il tempo giusto per dirti le cose. 

Quelle che quando sei triste ti dicono “coglione datti una mossa o non combinerai mai nulla” e quando sei allegro ti rimproverano di non esagerare.

Ma poi torno a casa e vedo un video di mia nipote, che mi racconta di come i ruscelli si formino, di come le pietre possano incamerare l’acqua per creare piccoli torrenti e di come gli piacerebbe andare a pesca con me. Perché oltre alle streghe esistono loro, le vere donne. Quelle che amiamo. 

Perché è vero voi streghe siete molte, eppure sono certo che avete paura di loro. Paura delle donne che ci fanno svegliare ogni mattina con il sorriso, che ci crescono ogni giorno.  E sappiate che loro stanno con noi e vi odiano quanto noi e vi ostacoleranno sempre quanto noi. Le temete perché semplicemente non sarete mai come loro, e lo comprendete. Ma ciononostante non potete cambiare perché le streghe possono mutare aspetto ma non la loro coscienza.

Come siete lontane da quel meraviglioso sabba di donne che negli anni ’60 lottavano per la parità con il loro “tremate tremate le streghe son tornate” di cui mi racconta sempre mia madre.

 E’ ora di andare, la notte incombe, le streghe aspettano il mio post, da leggere, commentare, inviarsi l’un l’altra, con la bava alla bocca ed una mela infilzata. 

 Ma prima di andare porgo i miei più cordiali saluti. Sono pur sempre donne, ed io sono pur sempre un gentleman:

Ciao GIOIE, buon Halloween anche a Voi e alla Vostra misera ed arida esistenza. 

"Tremate tremate il blogger è tornato".



Curiosità GIURISPRUDENZIALE: se parlando con un bambino date della “strega” a sua madre non sarete passibili di denuncia (sentenza n. 10426/2016.

venerdì 17 giugno 2016

Curatrice fallimentare

Sei contenta perché lei ha fallito. 
E sei tu ora quella che gioisce e che le dà consigli umilianti come se fosse la tua marionetta. 
Lei aveva tutto. 
Un ragazzo che l’amava, il sorriso sul viso.
Un bel viso, non come il tuo. 
Volevi tutto questo. Hai iniziato la tua battaglia contro la sua felicità. Hai rivelato i suoi difetti, le hai chiuso gli occhi. 
Il ragazzo che aveva davanti forse non era così attraente e nemmeno così simpatico. 
Le hai instillato il dubbio, sei stata abile e fredda e letale come una goccia che cade sempre nello stesso punto. 
Una sera lui è andata a prenderla, con il suo sorriso, la sua voglia di amarla di renderla partecipe della meraviglia. Ma lei non sorrideva più. Lo vedeva noioso. Sempre quelle sue attenzioni. 
"Sei bellissima questa sera”.
“Me lo ripeti ogni sera” diceva stizzita.
"Perché è vero, perché ti amo". 
“Addio”…

Sei contenta perché lei ha fallito. E ora sei tu quella che gioisce. E nessuno lo verrà mai a sapere. Fino ad ora.
Nessuno tranne quel ragazzo, che ha capito il tuo gioco. Che un giorno scriverà quello che le hai fatto, come sei riuscita a distruggere l’animo di una persona meravigliosa. 
Che l’ha amata. Che non l’amerà mai più. 


E che ama di nuovo. 

Only God can Judge me

Essere giudicato ed umiliato ogni giorno. 

Da chi pensa di essere il migliore, dal professore di turno, dall'abile conoscitore di Wikipedia.

Io sono dalla parte di chi viene sconfitto. Sono dalla parte di chi ci mette l'impegno ma perde.

Sono dalla parte di conosce il profumo dell'Africa e non di chi conosce a memoria il nome delle sue città senza averle visitate. 

Stasera mi sento così libero, siamo tutti liberi!

E allora scappiamo, iniziamo a correre, prendiamo la strada più difficile o la più facile ma allontaniamoci da loro. 

Rimarranno soli tra i loro pari. 

Saranno obnubilati della loro stessa presunta onnipotenza. 


E moriranno schiavi. 

domenica 3 gennaio 2016

Edwin Herbert Land

Tu probabilmente l’avresti chiamata “la mia solita ossessione” annullando ogni entusiasmo. Il mio sorriso ebete che svanisce sotto l’influsso del tuo sdegno. Che non ti appartiene, o che non ti apparteneva, ma che hai imparato ad amare. Ti ha consigliato bene. 

Ma poco importa.  

Qui 
ora
si parla di immagini, di momenti e di cappotti spostati dal vento.

Si perché 
qui
ora
non ci sei tu. 

C’è lei. 

E lei mi riempie. 
Lei guarisce. 
Lei si plasma, lei comprende e imprime istanti. 

Oggi, su quella spiaggia, Infiniti spazi tra me e lei, il freddo che blocca le dita e pensieri lontani non mi hanno ostacolato dal volerla con me.

Ora sono pronto.

Il diaframma si apre, l’otturatore imprime luce alla pellicola.  

Nascondo la Polaroid in tasca.

I primi secondi sono essenziali, qui non è questione di filosofia ma di fisica. 

martedì 22 dicembre 2015

La compagnia dei monotremi

È la vigilia di Natale. Appuntamento con i soliti amici, che non rivedi da un anno. 
Di cosa ti occupi ora Mostarda?
"After il PHD ho iniziato uno stage presso la più grande compagnia di broker sul territorio nazionale. Mi occupo di financial managing, solucion finder e un pò di voluntary disclosure, sto chiudendo diverse practices"
...
"Hanno detto che mi casheranno a Maggio". 
"Maybe". 
Io e succhiello ci guardiamo. Lui come me ha scelto una delle strade meno adatte per potersi creare qualsivoglia futuro. 
Nello specifico ha studiato lettere. 
"Beh io do ripetizioni al figlio della mia portinaia e ogni tanto mi chiamano per qualche supplenza".
"Honest job" dice Mostarda.

È il mio turno. 

Esco dall'empasse con il solito discorso biologico-documentaristico: 
"Sapevate che gli ornitorinchi sono gli unici mammiferi che fanno le uova?". La cameriera passa di fianco al tavolo ed esclama:"insieme all' echidna".
Già dannato echidna, me lo scordo sempre...addio momento di gloria. 

"Allora Luca tu cosa fai? Il solito?"

Il solito. 

Come al bar. --->"Gianni per me il solito". L'avvenente segretaria bionda del commercialista F. Ventiquattro mi ha notato, certamente rapita dalla mia sicurezza, sono un uomo vissuto, io, qui mi conoscono tutti, io. 
"Spremutina e briochina per la mammina?". 
"S-si Gianni..." (vaffanculo Gianni). 

"By the way", mi incalza Mostarda stufo delle mie digressioni mentali.

"Beh mi guadagno da vivere con le mie pratiche"
"Nella fattispecie:
-lettera di messa in mora per anziana del mio palazzo, pagato rimborso di euro 4,95 per invio raccomandata. Pratica auto conclusasi con la vecchietta summenzionata che riscuote direttamente dall'anziano del terzo piano quanto dovutole (si parla altresì di libidinose limonate tra i due dopo aver chiarito l'affare).
-altra lettera per schiamazzi nei confronti del signor Ugola, conclusa in via bonaria: i due vicini di casa hanno fatto pace davanti ad una tazza di the. Pagamento non pervenuto: "la ringrazio per il disturbo".
-ulteriore missiva in cui faccio presente al signor Cannella che suonare la batteria alle 3:00 di notte potrebbe risultare assai sconveniente in un condominio di 7 piani. Conclusasi con scomparsa del Cannella. Si dice sia andato a suonare in America portandosi come frontman il signor Ugola".
I miei amici rimangono perplessi. 
"Però forse ora mi entrano delle pratiche dal mio kebabbaro". 
Sempre peggio.
Ce ne andiamo tutti un pó sconsolati.  
"Ricordate quando da bambini legavamo Luca Balducci alla porta di casa e lo picchiavamo con un bastoncino di legno sulle palle?" 
"Good times" risponde Mostarda. 
Già bei tempi. 
"Che fine ha fatto ora? "
"Dirige una società a Shangai".
...
Ci guardiamo di sbieco, mentre monetina dopo monetina paghiamo alla cassa la nostra aranciata amara. 

Succhiello alza la testa, accenna un sorriso beffardo ed esclama:" si ma gli danno solo il rimborso spese". 





La “collaborazione volontaria” o voluntary disclosure è uno strumento che consente ai contribuenti che detengono illecitamente patrimoni all’estero di regolarizzare la propria posizione denunciando spontaneamente all’Amministrazione finanziaria la violazione degli obblighi di monitoraggio.