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venerdì 12 settembre 2014

ἀνἀρχή

Avanti e indietro. Avanti e indietro. Sempre lo stesso percorso. Le zampe strisciano lasciando solchi sul terreno. Le unghie ormai consumate dagli interminabili chilometri percorsi in pochi metri. Si ferma e inizia a grattarsi senza sosta. Ma i movimenti non sono coordinati, vedi nei suoi piccoli occhi la follia.  Eppure lei è ancora viva, nel suo recinto. I bambini gli tirano del cibo nonostante l’avvertimento: non date da mangiare all’orsa. 
Chissà da quanti anni vive in quel parco faunistico alla cui entrata c’è scritto: gli animali amano la libertà. Mi viene subito in mente un’altra frase.

Arbeit Macht Frei. Il lavoro rende liberi. Dachau. Aushwitz.

Eppure anche io sono li. Alimento la schiavitù per far felice i miei nipoti. Ma questa è un’altra storia.

Non ce la facciamo proprio, tutto deve sempre rientrare in uno schema. Facile da essere controllato. Animali in recinti, animali in appositi spazi delimitati in natura. Ma poi quando il caos fa breccia, dobbiamo controllarlo. 

Un’orsa esce dagli ipotetici confini che NOI abbiamo creato, ma la natura non ha confini. 

Scatta la macchina pubblicitaria. Indignati da una parte, chi la vuole morta per la sicurezza di noi tutti dall’altra. Feticisti di foto macabre pronti a fotografarla e a postarla su Facebook.

Non posso che schierarmi anche io. Ma non posso alzare la forca e fare giustizia su chi l’ha uccisa. Posso solo inforcare" la penna" e scrivere. 

Mi viene spontaneo mettere a confronto le due orse. Quella rinchiusa e quella libera. 

La prima ancora in vita, perché soggiogata da un potere più forte ma SICURO. Fatto di calcestruzzo e fossati con fil di ferro.
La seconda morta, per “sbaglio”, dicono. Ha lottato però fino all’ultimo, si è fatta odiare perché non voleva vivere costretta. Nessun confine, nessun limite se non quello di essere se stessa. Di avere fame e cacciare qualche pollo, per allattare la prole. Anche mia cugina ha sempre fame perché deve allattare suo figlio. Ma lei va al market, di certo non le sparano. E fidatevi, anche lei è pericolosa quando ha fame. 

Da lontano ci arrabbiamo perché lei doveva vivere, ma nessuno, me compreso, ha alzato un dito. 

E ora cosa vogliamo fare? Beh, nulla. Come al solito. Qualche animalista andrà a manifestare a Roma. Non li ascolteranno. Gli daranno 80 euro a testa ed un portachiavi a forma di Yoghi, loro amano l’ironia. 

In questa storia non c’è un insegnamento positivo, l’orsa muore. Chi cerca la libertà muore, cazzo. MUORE. Chi vive secondo i propri dettami, muore. Chi si schiera contro l’ordine costituito, muore. 

Avanti e indietro avanti e indietro. 

Mi voglio immaginare che questa sera, lei, quella viva, senta nell’aria una brezza diversa. Più fresca e che profuma di bosco. E che per un attimo si ricordi millenni di libertà prima di ricominciare l'interminabile marcia nella sua ordinata e meravigliosamente finta prigione. 

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