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martedì 22 dicembre 2015

La compagnia dei monotremi

È la vigilia di Natale. Appuntamento con i soliti amici, che non rivedi da un anno. 
Di cosa ti occupi ora Mostarda?
"After il PHD ho iniziato uno stage presso la più grande compagnia di broker sul territorio nazionale. Mi occupo di financial managing, solucion finder e un pò di voluntary disclosure, sto chiudendo diverse practices"
...
"Hanno detto che mi casheranno a Maggio". 
"Maybe". 
Io e succhiello ci guardiamo. Lui come me ha scelto una delle strade meno adatte per potersi creare qualsivoglia futuro. 
Nello specifico ha studiato lettere. 
"Beh io do ripetizioni al figlio della mia portinaia e ogni tanto mi chiamano per qualche supplenza".
"Honest job" dice Mostarda.

È il mio turno. 

Esco dall'empasse con il solito discorso biologico-documentaristico: 
"Sapevate che gli ornitorinchi sono gli unici mammiferi che fanno le uova?". La cameriera passa di fianco al tavolo ed esclama:"insieme all' echidna".
Già dannato echidna, me lo scordo sempre...addio momento di gloria. 

"Allora Luca tu cosa fai? Il solito?"

Il solito. 

Come al bar. --->"Gianni per me il solito". L'avvenente segretaria bionda del commercialista F. Ventiquattro mi ha notato, certamente rapita dalla mia sicurezza, sono un uomo vissuto, io, qui mi conoscono tutti, io. 
"Spremutina e briochina per la mammina?". 
"S-si Gianni..." (vaffanculo Gianni). 

"By the way", mi incalza Mostarda stufo delle mie digressioni mentali.

"Beh mi guadagno da vivere con le mie pratiche"
"Nella fattispecie:
-lettera di messa in mora per anziana del mio palazzo, pagato rimborso di euro 4,95 per invio raccomandata. Pratica auto conclusasi con la vecchietta summenzionata che riscuote direttamente dall'anziano del terzo piano quanto dovutole (si parla altresì di libidinose limonate tra i due dopo aver chiarito l'affare).
-altra lettera per schiamazzi nei confronti del signor Ugola, conclusa in via bonaria: i due vicini di casa hanno fatto pace davanti ad una tazza di the. Pagamento non pervenuto: "la ringrazio per il disturbo".
-ulteriore missiva in cui faccio presente al signor Cannella che suonare la batteria alle 3:00 di notte potrebbe risultare assai sconveniente in un condominio di 7 piani. Conclusasi con scomparsa del Cannella. Si dice sia andato a suonare in America portandosi come frontman il signor Ugola".
I miei amici rimangono perplessi. 
"Però forse ora mi entrano delle pratiche dal mio kebabbaro". 
Sempre peggio.
Ce ne andiamo tutti un pó sconsolati.  
"Ricordate quando da bambini legavamo Luca Balducci alla porta di casa e lo picchiavamo con un bastoncino di legno sulle palle?" 
"Good times" risponde Mostarda. 
Già bei tempi. 
"Che fine ha fatto ora? "
"Dirige una società a Shangai".
...
Ci guardiamo di sbieco, mentre monetina dopo monetina paghiamo alla cassa la nostra aranciata amara. 

Succhiello alza la testa, accenna un sorriso beffardo ed esclama:" si ma gli danno solo il rimborso spese". 





La “collaborazione volontaria” o voluntary disclosure è uno strumento che consente ai contribuenti che detengono illecitamente patrimoni all’estero di regolarizzare la propria posizione denunciando spontaneamente all’Amministrazione finanziaria la violazione degli obblighi di monitoraggio.

sabato 7 novembre 2015

Il Like di Giuda

Ho un grave problema con i social network. Mi portano ad odiare persone che probabilmente nella vita reale stimerei, o che comunque non odierei a tal punto dal volerle bannare dalla mia esistenza. Ogni sfaccettatura della nostra personalità viene enfatizzata. 

Sul punto ritengo esistano delle categorie di persone che ognuno di noi può vantare nella sua collezione di amicizie feisbucchiane e non solo.

L’amante degli animali: ce ne sono di due tipi.

Quelle che non fanno altro che postare foto dei propri animali:  dalle 8 di mattina: “oggi la mia Protty si è svegliata con il pancino gonfio gonfio, ma cosa avrà ammammasua!?” 

Al momento della passeggiata. “ avete visto la mia Protty che bel fecaloma che ha confezionato sul marciapiedi? Vi inoltro la macro". 

Al momento in cui si addormenta: “stasera la mia Protty continua a ruttare come una piccola leonessa! Che carina, non avrà digerito la mortadella! Vi mando il video dei suoi rumorini”. 

Lo sguardo della cagnolina generalmente ci racconta il suo malcontento, gli occhi sembrano dire:”ti prego basta selfie, lasciami vivere cazzo, io voglio solo fare una corsa in giardino e rotolarmi nel fango, non so nemmeno cosa siano i social network e comunque…hai visto che amore il mio nuovo taglio di capelli? 

E’ però un’altra la figura che turba le mie notti: l’amante degli animali che lotta contro i maltrattamenti: di lei ho un po’ paura. 

Posta unicamente video di cani scuoiati, persone che seviziano passerotti, pantegane che si sparano tra loro durante cruente faide tra gang topesche, chihuahua scudisciati mentre vengono bruciati durante una rissa tra nazisti vestiti di pelli di criceti ancora vivi. Sadica informazione, che non sensibilizza ma anzi crea frustrazione e risentimento.

L'eterno vacanziero

Ti svegli, martedì, la giornata peggiore che se ne dica del lunedì. Non guadagni un centesimo nonostante tu stia lavorando da 4 anni. Non puoi farti una vacanza perché sei risultato non idoneo all’esame di stato, i tuoi genitori ti credono un fancazzista, i colleghi pensano tu sia un po’ sfigato, non hai una ragazza perché sei estremamente povero e pure il tuo cane non ti chiede più "la pappa” sapendo che non puoi più permetterti nemmeno il Chappi. 

E lei posta la foto del suo attuale viaggio alle fottuteMaldive. Generalmente la posa è sexy e il suo ragazzo con un'espressione rassegnata la guarda mentre si fotografa i seni.

Il tutto è generalmente seguito da un:” CIAOPROPRIO”. Meglio ancora "CIAONE".

Non puoi insultarla né cancellarla perché "sembreresti” invidioso. 

L’unica cosa che puoi fare è covare risentimento e…mettere un menzognero “mi piace” alla sua foto. Si perché sei succube della sua felicità e non puoi ostacolarla. Ti tiene in pugno come con il suo cocco che stringe tra le mani. Fortunatamente sai che quando tornerà a casa la sua abbronzatura svanirà in pochi giorni e il suo sorriso beffardo si tramuterà nella solita apatica espressione di rassegnata normalità.

(to be continued)

sabato 31 ottobre 2015

Errores in iudicando

Corre il cervello corre, senza sosta alcuna.
Domande che impazzano. Errori loro. Errori miei. Si saltella tra la tristezza di silenzi e colpi di genio derivanti dallo spirito di sopravvivenza.  

Non è una questione di vincere o perdere ma di futuro e di vita. Si soffre, spesso. Si ride, spesso.
Siete i binari che governano le vite di chi avete davanti.

Il treno ha cambiato la sua direzione. Dalle finestre scorrono gli anni di Pavia, le mie prime donne, università vecchio stampo con antiche biblioteche. 

Correvo verso casa, con il libretto in mano, finalmente avevo superato privato. Una cravatta a pois il cui retro nascondeva una pin up meravigliosa. Ero felice per quel barlume di speranza, non potevo ancora crederci. 
Ma oggi non si corre da nessuna parte, imbrigliato in un sistema che non lascia scampo.
Arriva il controllore, mi chiede il biglietto. 1,2,3. Lo pinza e si sistema il cappello. 

"Quanto manca?"

"Dipende"

"Da cosa?" 


"È ovvio, da quale sarà la tua fermata".

domenica 23 agosto 2015

Matrioska

Ogni riferimento a fatti, persone, camioncini, donne, Stati sovrani dell'est con le palle è pura invenzione del presente blogger.



Torni da sola, da anni. Ogni sera. Scendi dalla macchina ed estrai le chiavi per entrare nel tuo portone. Mi saluti a malapena eppure ci conosciamo da quando siamo bambini. Ho sempre pensato mi odiassi finché un giorno ti sei fermata.
Ero in macchina e cercavo di scrivere un post alla stricnina. Avevo la bava alla bocca, così preso dal mio lato vendicativo.
Ti sei girata e mi hai sorriso. Non sei per niente il mio tipo. Eppure non sono riuscito a rispondere al tuo saluto, impietrito e con gli occhi sbarrati. Si sa, un latin lover non lo sono mai stato, sono impacciato e poco convincente con ogni ragazza. Per la cronaca una volta ho iniziato a tremare così tanto ad un aperitivo galante dall'aver versato tutto sul tavolo. Scusandomi per l'accaduto le ho sputato addosso. 

Un parkinsoniano dell'amore. 

Ma poi ho preso coraggio, il giorno dopo, quando tornavi a casa,sola, e ti ho chiesto di fare colazione insieme. La voce era rotta dall'emozione eppure tu sei rimasta impassibile. Mi guardavi negli occhi con uno sguardo severo:" ok, alle 8.30 sotto casa, puntuale mi raccomando". 
Come facevi a conoscere i miei ritardi? Lo sanno proprio tutti, pensai. 
E alle 8.30 eri li, penso. Io arrivai alle 8:49. 
Alle elementari mi capitò di arrivare in ritardo a lezione per colpa di un camioncino della Lactis (l'azienda che distribuisce il latte nella mia città). Andai dalla professoressa e le spiegai l'accaduto. "Eh si Luca, è capitato anche a me, quel Camioncino blocca sempre l'accesso della strada". Compiaciuto per l'essere stato creduto tornai al mio posto felice. Utilizzai quella scusa per 3 anni di fila, ogni giorno. Sia benedetto il pulmino del latte. 

Arrivai al bar:"scusami tanto ma sai..."
"Il pulmino che trasporta latte?" 
Già, hai fatto la scuola con me, eri nell'altra sezione. Ero certamente lo zimbello della scuola...
E tra una brioche e l'altra abbiamo parlato di ogni cosa. Persino delle tette della barista russa che ci serviva (e che un giorno sposerò). 
E poi: abbiamo afferrato all'unisono il cappuccino e ci siamo guardati.  Ancora quel sorriso. 
Ed io, beh stavo per avere il mio solito attacco. La russa rideva. "Dannuati italiani senza pualle,noi in Russia lecchiamo coglioni agli orsi". Sono certo stesse pensando quello. 
Ma tu misi una mano sulla mia,tenendomi la tazza.

"Con me non c'è bisogno di dimostrare nulla". "Perché non sono un Giudice, il tuo capo, tua madre, tuo padre o quell'avvenente Matrioska che ci fissa dall'altra parte del bancone". 

Balbettai:"Non capisco, non ti aspetti anche tu qualcosa da me?"Non è possibile che tu non...
Mi feci un cenno con la testa indicandomi la tazza. 

"Stiamo solo facendo colazione, il resto non conta". 




"Dannuate coppie che sbuocciano nel mio bar". 

  





martedì 21 luglio 2015

Figlio Piccione

Il presente post è pura invenzione del presente blogger, non vi è alcun riferimento a persone o a fatti realmente accaduti. Solo critica della società attraverso la mia fervida immaginazione.



Vagabondo me ne vò in giro per la città attendendo che qualche turista faccia cadere una briciola di focaccia. 

Girovago tra le strade con il mio buffo passo, i bambini mi chiamano ratto volante. 

In realtà sono un piccione e il cielo è la mia strada. 

Passo da una gargolla ad un’altra insieme ai miei compagni. Siamo i comunisti dei rifiuti e degli aperitivi lasciati a metà. 

Il mio compagno sulla destra tenta una copula con la picciona più bella, ma io son attirato da ben altro incanto. 

In mezzo alla piazza il venditore di grano ne dà una manciata ad un ragazzo. 

Mi avvicino quatto quatto e con cautela scruto i movimenti dello spaventapasseri vivente. 

Prendo coraggio e spero nella sua bontà. 

Un po’ di granoturco non si nega nemmeno ad un uccellaccio come son io.  

Il cibo è gradevole ed il ragazzo mi accarezza. 

Ma da un momento all’altro mi prende per le gambe e mi scaraventa in un cestino. 

Rimango li fermo, il cuore a mille, non so che fare. L’ala destra mi fa male, ma l’istinto è forte e riprendo il volo tra le risa di chi non so. 

Mi seggo su una sedia poco più avanti, l’ala mi duole, forse è rotta, le mie ossa sono piccole e leggere per facilitarmi nel volo ed assai fragili.  

La sera si avvicina, mi accascio in un viale, ora sembro davvero un ratto con le piume, sporco di polvere e di coriandoli ingialliti. 

La notte è ormai vicina e il netturbino mi raccoglie con la pala. 

Addio al grano e al cielo.

 Con le risa ancora in testa me ne vado per sempre.

 Il camion dei rifiuti inizia a pressare il suo contenuto. 

 Nemmeno un saluto alle stelle.


Art. 544-ter c.p.: “Chiunque per crudeltà o senza necessità cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da 3 mesi a 18 mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro […]

L'amore è una questione di social

Il presente post è pura invenzione del presente blogger, non vi è alcun riferimento a persone o a fatti realmente accaduti. Solo critica della società attraverso la mia fervida immaginazione. 



Nella mia breve carriera da praticante ho seguito diverse separazioni coniugali. Ed ogni volta, davanti al Presidente del Tribunale, ho avuto  la medesima terribile sensazione di incredulità . 

Le coppie si lasciano per i motivi più svariati. 

Tradimenti, incomprensioni caratteriali, ancora tradimenti, incomprensioni caratteriali dovute a tradimenti. 

Ma non è questo che mi colpisce, nemmeno le continue guerre per 50 euro in più o in meno. 

E’ l’assoluta estraneità che i coniugi manifestano uno di fianco all'altra. 

Che sia passato un anno o 5 o 25 la cosa non cambia. 

Li osservo e li immagino innamorati, la prima notte di nozze e ancora gli anni di fidanzamento. Il ti amo sotto le coperte e quello nei momenti più difficili, poi i litigi, il riappacificarsi, crescere i figli, provare ad averne, cadere insieme per poi rialzarsi. 

Tutto sparito in una coltre di indifferenza. Totale e terribilmente palpabile. 

Così incredibilmente interessati a cancellare il coniuge da Facebook che a provare dolore. Questo il loro primo pensiero, iconoclasti dei sentimenti. Non il dolore per aver perso l’amore, una persona su cui fare affidamento. Non la voglia di ricominciare a vivere e ricrearsi un futuro. 

Ora devo andare il mio cane mi aspetta con la pancia all’aria, vuole essere accarezzata. 


Se domani litigheremo non avrà social network da cui cancellarmi...è un problema di polpastrelli, proprio non ce la fa ad utilizzare quel maledetto computer. 

martedì 14 luglio 2015

Asterix e la pozione magica

Persone, fatti, cose, cani, universalità di mobili, tutto frutto dell'immaginazione del presente blogger, e della sua mente obnubilata da migliaia di pagine di Torrente-Schlesinger. 



Va tutto troppo veloce, troppe informazioni, troppe cose da fare, troppi tweet da leggere ed eventi Facebook a cui partecipare. Per non parlare della fidanzata, del cane e di quelle 3.400 pagine da preparare per l’esame orale. 

I 36 gradi celsius incombono su di noi. 

Va bene è ora di andare a comprare il Supradyn, mi avvicino alla cassa…è di fianco al nuovo marchingegno della Durex e alle dentiere. 

Leggo i componenti: Glucammato, infoiato di sodio, coloranti, minerali ammerda…paraffina. Ed è qui che mi blocco. Ma la paraffina non viene utilizzata dai surfisti per le loro tavole? Troppe informazioni. Troppa stanchezza. Decido di rendere il mio esofago degno di quello di Patrick Swayze in point break e compro il portentoso integratore. 

Lo inghiotto subito, oggi mi tocca un mega ripasso. Non posso deludere l’unica persona che si è degnata di cagarmi nelle ultime settimane, che ha deciso di interrogarmi e di sostenermi. 

Arrivo a casa di Geppa. Il cuore inizia ad accelerare, troppo, come quando bevo il caffè…la paraffina inizia a fare effetto. 

Il cane viene a farmi le feste e io preso dall’estasi minerale mi lancio sul prato con lui. Il labrador ora sembra intimorito, inizia a scappare. Parto all’inseguimento sotto gli occhi attoniti di Geppa. Miluuuuuu vieni qui cagnetta malefica fatti accarezzare, gli occhi iniettati di sangue e amore cinofilo amplificato dall’integratore alimentare. 

MILUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU 

La serata continua alla grande, sbiascico con la velocità di un dragster una cosa come 200 pagine senza rendermene conto. 

Geppa ha la bava alla bocca. 

Il cane è rimasto in giardino in un angolo ancora sconvolto. 

Rientrano i genitori di Geppa. 

Mi lancio sull’uscio di casa buttando giù una sedia. Inizio a farfugliare loro un non precisato discorso circa lo spirito di liberalità della donazione e del fatto che, per assonanza, di libertà in europa ne è rimasta ben poca, e che #Tsipras (e prima del nome faccio un segno con le dita a mò di hashtag) dovrebbe fare "a fette la Berkel"…mi autocompiaccio della splendida battuta (la Berkel è la più nota marca di affettatrici N.D.R.) , faccio il segno di spolverarmi la forfora dalla spalla e rido in modo eccessivo creando un disdicevole eco nel salotto. 

Inizio a chiedermi dove cazzo mi stia trovando in quel momento. 

Mi accomiato. Bacio la madre di Geppa in modo troppo deciso per essere la prima volta che la vedo e me ne vado ringraziando e facendo il segno della pace. 
Arrivo a casa, l’effetto del Supradyn è ormai esaurito. Ripenso alla mia giornata vissuta da overdose di sali minerali. La mia cagnolina sente ancora l’odore dell’adrenalina…si avvicina e mi si appoggia sul fianco, come sempre fa per calmarmi. 

La guardo: “Sto impazzendo eh piccola mia?”. 

Si gira verso di me:” Non saprei...ma poi Patrick Swayze non era quello di Ghost?"

venerdì 5 giugno 2015

Emozione primaria

Ma tu hai paura?

Frase ripetuta all’infinito dai miei colleghi, amici, nemici e parenti. L’esito dell’esame. Il motivo per cui è nato il blog e ora ci siamo. 

Vorrei rispondere loro che ho paura di ben altro. Ma rispondo di si, si sentono appagati e se ne vanno.

Ho paura di dover gravare ancora per molto sui miei genitori nonostante abbia ormai più di 30 anni.

Ho paura che lei se ne vada.

Ho paura di dovermene andare io.

Ho paura di svegliarmi la mattina senza voce.

Ho paura dei sogni razionali e delle lenzuola nere.

Ho paura di non essere mai più felice quanto lo ero prima. 

Ho paura di passeggiare e sentire solo i miei passi.

Ho paura di pisciare fuori dal water e di non chiudere la finestra del bagno il venerdì sera dopo lavoro. 

Ho paura di non aver più la forza di rispondere.

Ho paura che tu non stia leggendo. 

Ho paura di diventare un automa costretto a sorridere alle “persone giuste”. 

Ho paura di ridere fragorosamente alle sue battute che vivono ancora nella mia mente.

"Ma tu hai paura?" 

"Si ho una paura folle. Ma non di ciò che tu pensi. "

"E di cosa allora?"


Delle tue viscide domande e dell’insopportabile paura di non averne più. 



"E' bello morire per ciò in cui si crede. Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola". (Paolo Borsellino)

lunedì 18 maggio 2015

Uvetta fragolina

Come al solito, tutta fiction. Problemi sfinterici compresi. Nomi, persone, luoghi sono frutto della mia immaginazione. Ah comunque il Proctolyn è davvero ottimo. 



E’ incredibile come i lecca culo riescano davvero ad avere successo nella vita, specialmente in ambito lavorativo. Ed è così da sempre.

Avevo 8 anni quando, di ritorno dall'oratorio, con il mio amico Piastrella, incotrai la maestra di matematica. Ci fermò chiedendoci se avessimo svolto i compiti delle vacanze. 
La mia assurda sincerità (che esponenzialmente è aumentata negli anni facendomi diventare il peggior giurista del globo) mi fece rispondere: “beh maestra Smegma (il suo cognome precedente era Magma ma poi preferì cambiarlo per i continui sbeffeggi dei suoi alunni...che non si sa per quale motivo non cessarono NDR) non ancora tutti, mi ci vuole del tempo”. 
Piastrella, che ora di mestiere fa il politico per un partito di rinomata coerenza di sinis-destra-evviva-i-rom-abbasso-i-rumeni-evviva-gli-immigrati-lanciate-missili-sulle-navi-di-profughi-evviva-le-coppie-di-fatto-frosci-demmerda, invece annuì e aggiunse con il suo sorriso smagliante “Certo maestra e ho fatto anche quelli di Luca”. 

Il gelo nelle mie vene, ma anche nei capillari e nelle mie prime emorroidi, che simpaticamente chiamo ancora oggi acini d'uva (anche queste esponenzialmente aumentate con l'età a causa delle ahime imposte "prese di posizione" subite negli anni).

Balbettai qualcosa del tipo: ”P-Piastrella-f-figlio di tr-tr...”. La maestra se ne andò schifata, ammonendomi di essere più ligio al mio dovere e meno scurrile perchè la quarta non era per nulla facile. 

Avevo 12 anni quando, incamminandomi verso la strada di casa con il mio nuovo amico Mauro, in arte Zorro a causa dei suoi fascinosi (alle ragazze facevano impazzire) baffetti prepuberali, incontrai la professoressa di italiano. Accadde ancora, era Agosto, stesso periodo, stessa domanda.

Questa volta ero preparato. Era da 4 anni che rimproveravo a me stesso la mia mancata risposta pronta. 
Ma Zorro mi battè sul tempo bloccandomi come una statua di sale. Oh no, ancora. 

“ Certo professoressa, ho scritto tutti i temi e letto tutti i libri. Il mio preferito è stato il Barone Rampante, ho amato (ma se non sapeva nemmeno leggere NDR) l’incontro del Barone con Viola D'Onda”. La professoressa compiaciuta gli diede un buffetto e poi rivolse il suo sguardo verso di me. 

E il tuo Luca? Cosa ti è piaciuto del libro? 

La guardai, sapendo che avrebbe capito, ed esclamai con tono sicuro:” Dall’alto si sa, si piscia più lontano”.

Silenzio. 

Sono certo non avesse mai letto il libro perchè la mia citazione non ebbe alcun effetto se non quello di farla allontanare. Avrà pensato fossi un delinquente con premature e deprecabili manie. 

Ci sarebbero molti altri episodi da raccontare, perchè gli ungi sfinteri sono numerosi e ci osservano attendendo di schioccare il loro miglior sorriso, migliore del nostro . Chi porta il panettone artigianale più buono a lavoro prima delle feste, chi sa come parlare al professore di turno facendoti sembrare un ignorante, chi prende nel modo giusto segretari e cancellieri per poter saltare la fila, chi ride a battute inutili ma in modo convincente…


Non sono sicuramente Cosimo Piovasco di Rondò e certamente sono il più sfigato-praticante-che-utilizza-pomate-anti-ragade che la storia abbia mai incontrato, ma è proprio vero...dall’alto si piscia più lontano.

domenica 17 maggio 2015

Go away

Il presente post è come sempre pura finzione. Ogni persona, luogo o vicenda è frutto dell'immaginazione del praticante affogato.



Mentre mi incammino verso casa scorgo in lontananza Panarea, il matto della mia zona. 
Tutti conoscono Panarea. 

La mattina ci sveglia con le sue urla, puntuale alle 7.30, con la solita frase: "Vattene via brutta bastarda, vattene via", a volte corredata da qualche sonora imprecazione nel mio dialetto.

Inizio a seguire Panarea. 

Rimango a debita distanza. Oggi per un po’ voglio essere come lui. 
Si avvicina ad un cesto dell’immondizia e con le mani al suo interno inizia a cercare qualcosa. Lo sguardo rivolto verso l’alto, il tatto gli basta. 

Estrae un sacchetto di patatine, qualche fazzoletto. 

Ma poi si blocca. 

Ha trovato qualcosa di interessante. O forse l'aveva nascosto da tempo. Lo ripone velocemente nella giacca stringendolo contro il petto per celarlo alla vista dei passanti. Si guarda a destra e a sinistra geloso della sua scoperta. 
La cosa più incredibile è che sto inseguendo un pazzo con in mano della spazzatura...diminuisco il mio passo e decido di tornare a casa.
E’ a quel punto che Panarea si gira, rivelandomi l’oggetto.

Una bambola. L’accarezza sulla testa. 

Gli occhi di Panarea rimangono fissi sui miei, abbassa lo sguardo sul giocattolo di pezza e accenna un sorriso prima di guardarmi ancora. Mette un dito sulla sua bocca, vuole che faccia silenzio. Non deve svegliarsi. Muove la testa della bambola su e giù, si sta prendendo cura di lei, forse.

Mi sorride ancora e se ne va.


Sarei voluto entrare nella sua testa. Ma è lui ad essere entrato nella mia. Sentivo le sue urla quietarsi e la sua rabbia dileguarsi.

Da quel giorno non ho più visto Panarea.  

La gente della mia via ora sembra più serena. Non io, era la mia sveglia ed ultimamente vado a lavoro più in ritardo del solito.

Sono certo che qualcun altro prenderà il posto di Panarea.

E ci ricorderà come nonostante i nostri lamenti urlati a squarciagola, la solitudine sia tremendamente sorda.


Nota: L'appropriazione di oggetti presenti nei cassonetti della spazzatura integra il reato di furto a norma dell'art. 624 del codice penale.

lunedì 4 maggio 2015

L'outsider

Ogni riferimento a persone, luoghi, cozze, vongole è puramente casuale e romanzata come ogni mio post. Non sono uno scrittore, sono un blogger infelice e felice di esserlo.



Avevo 8 anni quando dovetti scegliere. 

1991, ore 9:00 di mattina, Senigallia, Marche. Il ritrovo della banda dei panozzi era sempre dietro la prima siepe vicino al cortile del mio stabilimento balneare. La banda era composta da Daniele, Marco, Marco2 e ovviamente dal sottoscritto,il più giovane. Avevano tutti tra gli 8 e gli 11 anni. Tutti di città differenti, ma con l’unica passione di giocare incessantemente e di sfidare le bande rivali. I nostri peggiori nemici erano quelli dello stabilimento adiacente, lo stabilimento "Duchi della Rovere". Spocchiosi, arroganti e tutti dello stesso paese. Pertanto ben organizzati e coalizzati contro il loro nemico comune, noi, gli outsider, i forestieri che venivano dalle grandi città del nord e che tentavano di spodestare il loro super potere, il loro monopolio del divertimento. 

Ore 14:00, le mamme ci chiamavano a casa per mangiare le cozze appena pescate dal nostro fornitore di fiducia, il vecchio nonno Ciccino. Il nonno di tutta la spiaggia. Mani ruvide, sempre a contestare tutto e tutti. Odiava i bambini tanto quanto noi odiavamo lui. Il classico rompi coglioni. Ma era il migliore nella raccolta delle cozze, dei cannelli e delle vongole. I nostri genitori lo veneravano, in fondo le cozze gratis pulite a riva con lo scheletro delle lavatrici faceva gola a tutti. Mia sorella quel giorno raccontò ai miei genitori di avermi fatto vedere l’ultimo film di Kubrick, Full Metal Jacket. Un putiferio, mia madre non la fece uscire di casa per giorni. Mia sorella era solita farmi vedere film eccessivamente “adulti” ma era convinta che la mia sensibilità avrebbe filtrato ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, nonostante la mia età. Quel giorno ripensai ad una scena che mi avrebbe segnato per tutta la vita. La scena vede Joker, il protagonista, il più umano di tutti, uccidere la cecchina ferita che aveva decimato la sua truppa,  una sorta di eutanasia. Una cozza mi rimase in gola, tossii per un’ora.
Sembra incredibile dirlo ma ai tempi l’unico modo per comunicare tra le diverse case del mare era utilizzare il telefono a gettoni. Quel pomeriggio ricevetti una telefonata da parte del capo della banda dei Panozzi. Daniele. “Luca vieni alle 16.00, la banda dei Duchi della Rovere ci ha sfidato”. Nonostante l’emozione feci la mia solita pennichella di fronte al mare mentre mia nonna ascoltava le sue telenovelas pornarelle ad altissimo volume. 
Alle 16:30 arrivai al luogo prescelto, come sempre in ritardo. Vidi le due bande in cerchio, intorno a qualcosa…sghignazzavano. Mi avvicinai e vidi la scena. 
Daniele aveva catturato una lucertola e con un accendino la torturava bruciandole varie parti del corpo, passò alla coda, alle zampe e infine al muso. La lucertola aprì la bocca ed emise un sibilo di dolore. 
Ero impietrito. 
Quel giorno capìì che non potevo essere schierato con nessuno di loro. Che avrei sempre odiato la violenza. 
La lasciarono li, sotto il portico dove si erano incontrati, si muoveva a mala pena, agonizzante ed ustionata. Chiusi gli occhi. Tutti intorno a me ridevano perché io piangevo. Mi venne in mente la scena di Full metal Jacket, dovevo farlo. 

Posi fine alle sue sofferenze utilizzando la ruota della mia bicicletta Atala. 

Dissero che l’avevo uccisa, che ero stato io ad ammazzarla quando nonno Ciccino, che già ci scrutatava da tempo, si avvicinò. 

Non mi interessai delle loro parole e dei rimproveri del vecchio cozzarolo, iniziai ad odiare tutti. Vidi mia madre, l’abbracciai in lacrime e le raccontati ogni cosa.

“Le scelte ci fanno crescere e tu oggi sei cresciuto più di tutti loro messi insieme”. Andiamo a casa, ma evita tua sorella per stasera, ha deciso di farti vedere IT. 

“Che film è?”. Dissi asciugandomi gli occhi.

“Nulla, lei sostiene sia educativo, parla di un certo pagliaccio…”.

(Ancora oggi quando apro il rubinetto dell'acqua temo che Penny Wise compaia da un momento all'altro)

lunedì 27 aprile 2015

Lista Angels +2

Ogni riferimento a persone, locali, lavori defatiganti, musiche e detrattori è puramente casuale. 



Sono pronto sull’uscio della tua porta e attendo. 

La serata è così carica di energia e aspettative. 

Ho in mano le rose, dall’altra il cellulare, vorrei chiudere l’emozione in una scatola per poterla rivivere ogni giorno.

Tremo e attendo. Il colletto è troppo stretto e la gola è secca. Sono stanco di ostacolare le mie emozioni, sono stanco di essere arido.  

Dentro  ho solo te, non c’è spazio per nulla. Non ho voglia di scrivere non ho voglia di pensare non ho voglia di discutere o di lottare.

Stanotte siamo giovani e insieme. 

Esci. 

E in un attimo balliamo.

Siamo immersi l’uno dentro l’altra. Una folla che a malapena riusciamo a percepire. La musica, le spinte, serrati in una morbida morsa mentre 100 persone si infrangono contro di noi. 

Mi sento di una forza incredibile.

E rido, e continuo senza sosta.

Mi sussurri nell’orecchio:“Perché allora non descrivi la felicità?”. 

"Perché ho paura che IL MONDO ci osservi e si riappropri delle nostre vite, così invidioso di aver perso due delle sue pedine. Non voglio più tornare sulla scacchiera. Nulla sarà più così intenso, inizieremo a sentire la gente intorno a noi, l’oblio del quotidiano è lontano ma ci scruta e si sfrega le mani, pronto a instillarti il dubbio e rivelare i difetti. ".

Mi guardi con la testa china e lo sguardo alzato:“Forse ho trovato un modo per fotterlo”.

“Quale?”.

"Stringimi forte e fammi ballare, per sempre”. 


martedì 31 marzo 2015

Don Cocò

"Quella notte il tuo trisavolo andò a dormire su un albero. 

Era estate, lui amava la brezza.

Fu svegliato da un rumore, dei passi che con cautela si avvicinavano alla base della quercia. 

Due occhi enormi illuminati dalla luna lo spaventarono. 

Corse a gambe levate incredulo di ciò che aveva visto. 

Arrivato sulla collina si voltò per vedere le vere sembianze di quel mostro. 

Lo scorse tra i cespugli.

Odorava la terra freneticamente. 

Era una volpe. 

Scoppió a ridere e tornó a casa felice di aver capito.

Sai Luca,dall'alto ogni cosa risulta più chiara".

Ora anche tu ora sarai su quella collina. Insieme a tuo nonno e al mio.
Ciao nonna.

giovedì 19 marzo 2015

Il Drago di Lerna

La forza dei terroristi è quella di colpire palesemente nell’ombra. Un ossimoro ben congegnato. 

Come nel modello panottico abbiamo paura di essere colti di sorpresa senza alcun preavviso o motivazione. 

Ma il terrorismo non è solamente uomini incappucciati e teste mozzate trasmesse via cavo. 

Viscido serpeggia nei nostri palazzi silenzioso e preparato. Pronto a mordere. 

Il terrorismo sceglie bene i suoi sicari. Li vedi girare intorno alla loro vittima con sguardo rassicurante e il loro abito in cachemire misto seta. Senza sosta. Lentamente procedono all’esecuzione, giorno dopo giorno, fendente dopo fendente. Ma ciò che si portano via non è la tua testa, sono i tuoi ideali, le tue convinzioni, le tue speranze. Come Boia della tua coscienza ti accompagnano sornioni sul patibolo facendoti vacillare. "Forse ho sbagliato io. Forse il mondo che volevo non esiste”. 

E così ti ritrovi ad essere tu l’imputato dei crimini da loro stessi compiuti. 

E più lo combattiamo e più si sente invincibile. Come un’idra si moltiplica e rinvigorisce sotto attacco. E diveniamo suoi nemici e protettori allo stesso tempo. 

Non c’è soluzione né via di fuga al terrorismo. Intingere le nostre frecce nel suo stesso sangue avvelenato per ferirlo ci renderebbe simili. 


Possiamo solo addormentarci, ogni sera, senza avere alcun timore. Perché i mostri sono sempre esistiti. Ma quando la luce viene accesa, si mostrano per ciò che realmente sono e nulla ci può più spaventare. 

martedì 17 marzo 2015

Shout!

Ogni supereroe ha il suo momento di stallo. 

La folla non acclama più il suo nome, perché la sua sete di giustizia è ormai diventata una filastrocca ripetuta troppe volte.  Noiosa routine dell’onestà.

E un’ombra lo perseguita ogni singolo giorno, la nemesi di se stesso.

Voci.

“Quel che stai facendo è sbagliato”, “non dovevi iniziare questa campagna”, “la rettitudine è solamente pirite, oro degli sciocchi, come diceva Zio Paperone in Ducktales”.

Boicottaggio del proprio ego. 

Ma ciò che differenzia un supereroe dai suoi nemici è la consapevolezza di essere una persona qualunque. Amata da persone qualunque. Che lo seguono e perseguono il suo stesso fine. Vedere cadere i palazzi costruiti sulle fondamenta di un potere corrotto e che annichilisce tutti quanti.

La forza di 1000 idee vengono gridate dalla gola di un solo uomo, portavoce di interessi comuni e legittimi. 

Ogni supereroe ha la sua battaglia finale. Non importa come andrà a finire.

E' arrivato il momento di gridare...

giovedì 5 febbraio 2015

I vestiti nuovi dell'imperatore

Ti giri e vedi professori. Che ti vogliono insegnare come si vive, come ci si comporta, quanto sei ignorante, che vogliono importi ciò che ritengono giusto o sbagliato. 
Vili denigratori dell'entusiasmo. 
Che ti umiliano, che ti avviliscono, che rendono ridicola la tua più grande passione, la scrittura nel mio caso. Per ora. Domani magari cambierò e inizierò a dipingere “cippe di minchia” come in quel film con Sordi.

Si perché è nella natura umana svilire qualcuno che ti sovrasta, che è migliore di te. Un rigetto, una paura intollerabile di essere accantonati.

Quando in realtà ciò che vuoi tu è solo esprimerti, senza primeggiare. 

E ridono quando accenni a quello che vorresti fare, ai tuoi sogni. Una risata che ti infanga che ti fa sentire come il re nudo.

Grandi conoscitori di numeri, nemmeno fossero Dustin Hoffman in Rain Man. 

Grandi conoscitori di arte, nemmeno fossero Daverio.

Grandi conoscitori di sesso, di ontologia femminile. “Non puoi piacerle perché è troppo per te”. “E’ fidanzata e in ogni caso lui ha un lavoro vero, tu fai il mantenuto che lavoricchia qua e la e che scrive cazzate sul suo blog”. 

Gretto pragmatismo che però attecchisce e germoglia nella tua testa. E inizi a pensare che si, forse è vero, è una pia illusione poter fare ciò che ami.  

E come ogni mattina, torni nel tuo studio, supplicando di trovare nuova linfa per continuare. Ma non riesci, i tuoi demolitori hanno preso il sopravvento. 

Ti fermi a pochi metri dall'entrata, non sai se andare avanti. 

Ed è in quel momento che li vedi, vicino al bar dove sempre si ritrovano per parlare e sparlare e sparlare. Annuiscono con sguardo da ebeti a “gente di potere della Pergamo bene", pendono dalle loro labbra e ridono drogati dalla voglia di emergere. 

Mi vedo in terza persona, dall’alto, quasi la ripresa di un Drone. 

Sorrido io ora. Saranno grandi conoscitori del diritto, dell’arte, della poesia, della fisica quantistica.


 Ma una cosa a loro manca, l’umiltà di andare avanti ed entrare in quel portone, senza chiedere niente a nessuno. 

mercoledì 28 gennaio 2015

Caponata giuridica

Il presente post è come sempre pura fiction. Ogni riferimento a persone, cose, avvenimenti, pic nic, è frutto delle mia inventiva da scrittore della domenica e no ha attinenza con la realtà.

Corro senza sosta con le scarpe della domenica, quelle buone. Le utilizzo anche per le udienze. Mancano pochi minuti alle 9.00, non riuscirò mai ad arrivare in tempo, se non correndo come un pazzo. Ed è ciò che faccio, un 30enne in giacca e cravatta che corre all’impazzata fino al budello di strada che lo porterà in Tribunale, mi vergogno, ma poi mi giro, non sono il solo. Siamo una schiera di maratoneti, chi con in mano un fascicolo, chi la toga, chi un sacchetto dell’Esselunga ricolmo di vivande, forse farà un picnic con alcuni colleghi alle mobiliari in attesa del suo turno. Mistero. 
Riesco ad arrivare puntuale. Spacco il secondo, ho il sorriso della vittoria, vedo anche la praticante che amo dal primo giorno, oggi ho vinto. Ma il sorriso diventa un ghigno nervoso quando scopro che la fila interminabile termina nell’aula del giudice dove è fissata  la mia udienza . 4 fogli di cause appiccicate sul muro. 

Passano 10 minuti, si avvicina il primo collega, quello che solitamente scanso come la peste, il principe delle domande inutili, sicuramente non del Foro.  Mi trattiene per circa mezz’ora parlandomi di come sia sconcertato dalla difficoltà della sua ultima conclusionale. Il primo nistagmo al mio occhio destro, quello che avverte le situazioni di stress. I minuti passano, gli avvocati, i praticanti, i ctp, i cct, i ctm e i plm, iniziano a sudare. Nistagmi come se piovesse.

Siamo talmente incollati da formare un unico corpo, un’idra giuridica sudata, incazzata e puzzolente.

Ma poi la porta del Giudice si apre, una luce potente e bellissima si irradia su di noi che come vampiri ci copriamo esageratamente il viso mugolando frasi di disapprovazione per l'eccesso di radiazioni ultraviolette in una lingua antica ed oscura. Ma in realtà è il cancelliere che inizia a chiamare le parti e a smerciare fascicoli. 

"Signor Uccelloni contro Società Merlottiiiiiii s.p.a.".

"Signor Ugo Buccio contro impresa Dick Ulooooooo s.a.s.". 

Ricordo la stessa scena in Sicilia in un magnifico mercato del pesce.

Pesce frescooooooooooo, triglieeeeeeeeee, triglie beddeeeeee, porca miiiiiinghiaaaaaaaaaaa. 

I fascicoli passano di mano in mano sopra la testa delle parti come Rocker che fanno stage dive. 

Un fascicolo mi cade sul piede, impreco, la gente ride, i loro visi deformati come in un quadro di Goya, il sonno della ragione genera mostri. 

Penso agli anni di studi, alla mia tesi sull’essenzialità delle intercettazioni, alle decine di esami sostenuti, non ultimo quello di Stato. Sogni di Gloria infranti in una giornata da dimenticare. 

Finalmente è il mio turno. Udienza di secondi 25. Dopo 3 ore di attesa, avrei voluto almeno dire qualcosa di interessante, almeno un rutto. Ma nulla. 

Me ne vado depresso, ma poi...sento i canti dei ragazzi del pic nic proveniente dalle mobiliari, “La finisci quella melanzana?” “Si dai Lucio la canzone del sole è sempre un grande classico!”. Sembrano felici. Mi tolgo le scarpe e mi sistemo con loro vicino al cestino in vimini ricolmo di cibarie. 

Tieni un po’ di caponata fatta da mia nonna. 


Che giorno meraviglioso.  

lunedì 12 gennaio 2015

Tonight

Questo è un esperimento letterario-musicale. Il post è stato creato per essere letto in circa 4 minuti ascoltando in sottofondo la canzone dei Fun “We are Young”. Alcuni pezzi sono scritti cercando di ritmarli come la canzone.  Quindi, youtube aperto, canzone a palla. E fatemi sapere. Il vostro praticanteaffogato di quartiere.



Lui è li che mi aspetta, sta facendo finta di non vedermi. Mano sui suoi capelli sempre scompigliati, sa di avere dei bei capelli. E' il solito montato, l’ennesimo. Dovevo stare a casa a friendzonare qualche sfigato in chat per sopprimere le mie insoddisfazioni. 

Dio Santo ora mi fissa e schiocca il suo cazzo di sorriso da figo quando in realtà è troppo ridicolo. Con me non ha chance. 

Merda mi sono fatta la ceretta un mese fa, non vorrei si arrivasse al dunque, troverebbe un peluche, beh certamente non capiterà, si bullerebbe con tutti i suoi amici. Conosco quelli come lui. Gli dirò che è stata una meravigliosa serata per poi dileguarmi come spesso accade, non troverò mai il ragazzo che mi capisca.

“ehi sciao sciome schtai”. Sbiascica in modo strano.

Rido. 

“Ehm”. Si schiarisce la voce. “Scusa ho ingoiato la cicca”. E si dà un colpo sulla coscia. Naaaa nessuna chance. Sono troppo per lui. Io voglio un uomo sicuro, che mi prenda, mi sbatta sul letto e che mi dica “Chica esto es estathe, con il suo accento latino”, “Questa sera ti farò schioccare le nacchere”.

Camminiamo per la città, Dio quanto cazzo è imbranato, inciampa e spesso si scorda le parole”. Strano,questo non mi infastisce,è così diverso. Continua a toccarsi i capelli. Probabilmente è un modo per mascherare il suo nervosismo, altro che pensare di essere il tricotico re dei praticanti. 

Ci sediamo in un pub, ordina anche per me. Due analcolici. Non ha il fisico. 

Inizia a raccontarmi della fantapolitica complottistica che lo riguarda:” Sai ci sono stati molti problemi, penso che la CIA mi segua, legga il mio blog, sono troppo noto, non so come fare”. 
Ok, è pazzo. 

“E poi quel cazzo di jackrussell mi guarda tutta la notte, e mi fa le puzzette nel naso, ma santo Dio come gli voglio bene”. Ora cosa diavolo c’entrano i jackrussell???

“Se non fosse per l’arte  sarei già impazzito, non riesco a vivere come fanno i miei colleghi, studiando, titillandosi con i loro decreti ingiuntivi, lo fanno con molta passione sai…l’altro giorno ho dipinto un sasso con le fattezze di un canguro”. Ok, ok, forse è meglio chiedere il conto. 

Usciamo. Anche la minima possibilità di avermi sua è scemata. Il mio peluche è salvo. 

Ma poi si sofferma, guarda in alto. “Le persone non guardano mai ciò che ci sta intorno, sono solo pronte a giudicare fino ad un certo livello dell' orizzonte. Non alzano la testa. Cosa vedi davanti a te,ora?”. 

“Una vetrina rossa con delle scarpe da donna di marca, sicuramente di fattura cinese”. Sono dannatamente acida, quanto mi piace.

"E cosa ne pensi?”

”Che fanno cagare per quello che costano”. Dico evidentemente schifata.

"Si è vero, ne ho appena regalato un paio a mia madre” “Ma ora prova ad alzare lo sguardo, cosa vedi?”. Mi mette una mano sotto il mento sollevandomi la testa, era da molto che qualcuno non mi toccava... se non in coda al supermercato. 

Sopra l’orribile negozio di scarpe si erge un palazzo rinascimentale, una terrazza imponente con delle magnifiche statue”. Sono a bocca aperta. E il vapore lo conferma.

"E ora segui quello che faccio io”. Inizia a girare su se stesso con le braccia aperte. Non posso che soddisfare questa sua ennesima pazzia. Un campanile, le Mura di città Alta e le sue luci, il teatro. 

“Hai ragione è magnifico!!!” Sono presa da questo turbinio e giro e continuo a girare, e lui con me, sembriamo due cazzo di pazzi…e ridiamo a crepapelle, strafatti dalla forza centrifuga. 
"Guarda! Le immagini si mescolano come le tempere". Urla come se stesse parlando ad un vecchio! Ma non me ne fotte niente perché stasera mi sento come non ero da  tempo! 

E poi...mi prende la mano e poi l’altra e mi ferma. Non è più il ragazzo insicuro di prima, le sue braccia intorno ai miei fianchi mi avvolgono in una presa morbida ma decisa. Impietrita. Mi bacia.  

“Elevare lo sguardo, oltre”. 

Ci salutiamo, entro in auto e lo vedo andare via con il suo ridicolo passo baldanzoso. Il ragazzo nano che vende le rose lo ferma e inizia a discutere con lui. Gli indica di alzare la testa (vorrà baciare anche lui?). 

Scompare dietro l'angolo, forse non lo rivedrò. Ma questa sera, dopo un inverno di sentimenti mi sono ricordata dell’importanza di osservare le cose, le persone e volare. Il tempo delle critiche, del cercare il professionista-ricco-che-è-già-un-buon-inizio, del volere il macho a tutti i costi, lo posticipo a domani.

Stasera sono tornata ad amare gli Uomini.