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mercoledì 6 giugno 2018

Il GDPR dei ricordi (General Data Protection Regulation)

Mi hai condannato all’oblio.
Un diritto di cui non mi volevo in alcun modo avvalere. 
Cancellato da qualsiasi piattaforma come se anche il passato potesse essere dimenticato con un click. Ma non è così che funziona. 
Ad ogni angolo di strada, ad ogni sorriso, ogni volta che viene scoperto chi è il parente misterioso, riaffiora un pensiero. E sorrido, ma poi mi struggo e sorrido ancora.
Ora vago nella mia cella di solitudine senza aver avuto un giusto processo. Pena irrogata: la cancellazione dalla tua memoria. Ed io, galeotto del mio stesso amore, altro non posso fare che scrivere su un blog che non legge più nessuno. Che è stato grande, per me, un tempo. Che ti ha concesso di conoscere chi sono realmente. Spurio dalla patina che di cui mi ricopro per sembrare ciò che non sono. Che non cela. Che ora non ha più senso se non quello di fare da tramite tra me e ciò che rimane. Se ancora qualcosa è rimasto tra quelle mura invalicabili che nascondono una roccaforte di orgoglio. 
Non so cosa accadrà domani, so solo che questa sera semplicemente mi mancava tutto. E quando un uomo non ha più nulla da perdere altro non può fare che vivere di ricordi. E allora ti saluto, e ti accarezzo come se non fosse mai accaduto nulla. Ti sento parlare ed imprecare mentre fai cadere a terra l’olio. 
Non vi è alcuna privacy nei ricordi. 
Perché sono solo nostri. 
Nessuno li può controllare, modificare o cancellare. Perché è l’ultima cosa che ci rimane, e siamo gli unici a poterne avere accesso. 
Per sempre.




Nota: il Regolamento generale sulla protezione dei dati (RGPD), in vigore da Maggio 2018, regola il diritto all'oblio, agli articoli 17, 21 e 22

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